I miracoli di Gesù

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Cinque malati guariti ad Ebron (211.4)

"Portatemi i vostri malati e poi radunatevi in questo giardino abbandonato e profanato dal peccato dopo che fu fatto tempio per la Grazia che vi abitò".
Gli eboniti partono in tutte le direzioni come rondini, e resta il sinagogo che entra con Gesù e i discepoli oltre la cinta del giardino, andando all'ombra di un pergolato di rose e di viti cresciute a loro beneplacito. Fanno presto a ritornare gli eboniti. E con loro è un paralitico in barella, una giovane cieca, un mutolino e due malati di non so che, che vengono accompagnati sorreggendoli.
"La pace a te" saluta Gesù ad ogni malato che viene. E poi la dolce domanda: "Che volete che vi faccia?" E il coro dei lamenti di questi infelici, in cui ognuno vuole dire la storia propria.
Gesù che era seduto, si alza e va dal mutolino a cui bagna le labbra con la sua saliva e dice la grande parola: "Apriti." E così la dice, bagnando le palpebre senza taglio della cieca con il dito bagnato di saliva. E poi dà la mano al paralitico e gli dice: "Sorgi!", infine impone le mani ai due malati dicendo: "Guarite, nel nome del Signore!"
E il mutolino che prima mugolava dice nettamente: "Mamma!", mentre la giovane sbatte le dissigillate palpebre alla luce, e guarda ancora, stringendo gli occhi perchè è non abituata alla luce, le fronde, la terra, le persone, specie Gesù.
Il paralitico scende sicuro dalla barella, e i suoi pietosi portatori sollevano la stessa vuota per far capire ai lontani che la grazie è fatta, mentre i due malati piangono di gioia e si inginocchiano a venerare il Salvatore loro.